Fase break-point nella pallavolo: cos’è?

Fase break point pallavolo

Una partita di pallavolo è caratterizzata da numerosi momenti che rendono il gioco avvincente; tra questi, uno dei più importanti è la fase break-point. Oggi scopriamo insieme cosa sia esattamente la fase break-point nella pallavolo, quale sia il suo scopo e quale il suo impiego durante una partita.

Che cos’è la fase break point nella pallavolo?

Nota anche (e soprattutto) come fase battuta-punto, la fase break-point, nella pallavolo, è quella di competenza della squadra al servizio e che ha lo scopo di realizzare un punto grazie al servizio o alla correlazione servizio-muro. È la fase che spetta a qualunque dei due team si trovi a dover riavviare il gioco con un attacco o contrattacco degli avversari o con un servizio. 

Si compone di sei momenti principali, ognuno su cui allenarsi con grande attenzione: 

  • servizio
  • muro
  • difesa 
  • ricostruzione 
  • copertura
  • contrattacco

Se quindi il servizio è il momento che dà il via alla fase break-point, la battuta non è però l’unico fondamentale che viene coinvolto in questa fase: hanno un ruolo importante anche il muro e la difesa.

La fase break-point richiede grande precisione e velocità di risposta: conoscere il proprio avversario, la sua tecnica e la sua strategia di gioco è fondamentale per sfruttare al meglio questa azione. È possibile svolgere degli allenamenti mirati per riuscire a padroneggiare con sicurezza questa fase ed essere certi di non commettere errori durante le partite ufficiali. Ma quali sono i punti critici e di difficoltà di questa fase di gioco? Scopriamoli insieme.

Fase break-point: a cosa fare attenzione?

Per riuscire a fare punto durante la fase break-point è essenziale analizzare con estrema attenzione il gioco avversario: soprattutto ad alti livelli, è impossibile prescindere dalla conosceza dei punti di forza e di debolezza della squadra avversaria, se si vuole portare a casa la partita. 

Infatti, una fase break-point di successo si basa su un approfondito lavoro di analisi da parte di ognuno dei giocatori in campo, che dovranno esaminare la rotazione avversaria, le informazioni ricevute dai tecnici e la memoria tattica della partita. Sulla base di queste riflessioni, si arriva a formulare una strategia ben precisa, che tutti i giocatori dovranno implementare in maniera differente. 

Il rischio al servizio

Nel momento in cui si avvia la fase break-point, il giocatore al servizio deve sapere quanto può forzare la battuta, di solito sulla base delle indicazioni dello stesso allenatore, basate sullo schema che si decide di giocare. In questo senso, quindi, si parla di rischio al servizio, che può essere analizzato da due punti di vista: 

  • tecnico: una battuta tecnica è potenzialmente efficace a prescindere dalla zona o dal giocatore verso cui viene indirizzata. Solitamente corrisponde a una battuta forte o forzata;
  • tattico: una battuta tattica coinvolge l’intera squadra, perché qualsiasi scelta da parte del battitore deve corrispondere anche a una precisa tattica di muro e difesa.

Il battitore, sulla base delle indicazioni dell’allenatore, dovrà quindi decidere se effettuare una battuta che si basa più sulla tecnica (e sulla forza) o sulla tattica. 

Gli schemi di servizio

Dopo aver capito come effettuare la battuta, per il giocatore al servizio è importante individuare dove indirizzare la traiettoria della palla. Ecco, allora, che entrano in gioco gli schemi di servizio, che si distinguono in due tipologie: 

  • schema di servizio di tipologia uomo: la palla viene indirizzata verso un giocatore specifico, che varia a seconda della tattica individuata;
  • schema di servizio di tipologia zona: la palla viene indirizzata verso una determinata zona del campo. 

Lo schema di servizio di tipologia uomo può avere come obiettivo, per esempio, un determinato giocatore che si vuole sottoporre a pressione per tutta la durata del match, spesso il meno abile alla ricezione o che ha appena commesso un errore; oppure può mirare a un determinato ruolo, come il libero o il centrale. Le possibilità sono numerose e dipendono dalle caratteristiche della squadra avversaria e da ciò che si prevede potrebbe maggiormente destabilizzarli. 

Se gli schemi di tipologia uomo mettono in difficoltà dei giocatori ben precisi, gli schemi di tipologia zona, invece, rendono il gioco difficoltoso nello spazio. La palla viene indirizzata in alcuni punti del campo che si prevede saranno maggiormente scoperti o dove si sa che la ricezione risulterà difficile. Degli esempi sono per esempio una palla lunga in zona 5 o corta in zona 4, per limitare lo schiacciatore ricevitore.

L’organizzazione della difesa

Dopo che la palla viene messa in gioco dalla battuta, arriva il momento del muro e della difesa, che si devono occupare di recuperare la palla e di fornire la possibilità di ricostruire il contrattacco. 

Il muro, in questa fase, svolge un ruolo fondamentale nell’impedire che si concretizzino alcune traiettorie, nell’evitare di dare segnali agli attaccanti avversari e nel fornire riferimenti utili alla difesa della propria squadra. I giocatori a muro devono quindi decidere quando e quanto saltare, oltre che identificare le zone da coprire, sulla base del sistema tattico da seguire durante la partita e delle capacità individuali dei singoli giocatori. 

Ogni giocatore deputato alla difesa, invece, deve avere ben chiaro il suo ruolo e le sue competenze durante la fase break-point: per esempio, i giocatori devono sapere chi si occuperà di eventuali pallonetti, chi di difendere la diagonale, chi dovrà occuparsi delle palle lunghe e così via. I giocatori in difesa devono sapere che posizione assumere in attesa, ossia nell’intervallo di tempo tra il proprio servizio e il contrattacco avversario. Se la difesa sa bene come muoversi e cosa fare è più facile organizzare il contrattacco per rimandare la palla in campo avversario e arrivare, finalmente, ad aggiudicarsi un punto.