Il fair play nella pallavolo: cos’è e quali sono i suoi principi

Cos'è il fair play nella pallavolo?

Ogni disciplina sportiva è ancora più bella, da praticare e da seguire, se lo spirito degli atleti è quello giusto. In particolare, in uno sport di squadra come la pallavolo, il rispetto per sé stessi, per i compagni e per gli avversari costituisce una delle regole alla base del gioco. Analizziamo, allora, che cos’è il fair play, soprattutto nell’ambito della pallavolo.

Cos’è il fair play

Negli ultimi decenni, molti termini di origine anglosassone sono entrati a far parte del nostro vocabolario quotidiano. Così è stato anche in ambito sportivo, tanto che ormai sempre più spesso si sente parlare di fair play. Ma che cos’è, esattamente, il fair play e quali sono i principi sui quali si fonda?

Tradurre il termine in italiano è possibile, ma riduttivo: il fair play non è il semplice rispetto delle regole del gioco, ma esprime un concetto più ampio, che include anche sentimenti come l’amicizia, la stima per le capacità degli avversari e lo spirito sportivo

Rispondere alla domanda “cos’è il fair play?”, quindi, significa anche riflettere sul ruolo che quest’ultimo ha per l’educazione del singolo e comprendere che, nello sport come in altre attività, occorre sempre rispettare le regole e tutte le persone coinvolte. 

I principi alla base del fair play sono:

  • giocare per divertimento;
  • giocare con lealtà;
  • rispettare le regole del gioco;
  • rispettare i compagni, gli avversari e gli altri attori protagonisti del match, dagli arbitri agli spettatori;
  • aiutarsi a vicenda nelle difficoltà;
  • valorizzare le figure che promuovono lo spirito sportivo;
  • denunciare le azioni volte a screditare lo sport.

Il fair play nella pallavolo

Il fair play si applica a tutti gli sport, volley incluso. In particolare, il fair play nella pallavolo si traduce nel rispetto di arbitri, compagni di squadra e spettatori. 

Ciascun partecipante deve non solo attenersi alle regole del gioco, ma anche accettare le decisioni dell’arbitro senza discuterle. In caso di dubbio, possono essere richieste spiegazioni, ma solo tramite la figura del capitano in gioco e sempre con il dovuto rispetto. 

Il fair play nella pallavolo si esprime anche nell’astensione da azioni o atteggiamenti che hanno l’obiettivo di influenzare le decisioni arbitrali o di coprire i falli commessi dalla propria squadra. 

Anche se tutti i giocatori sono tenuti a regolare il proprio comportamento secondo le regole del fair play, è compito del primo arbitro stabilire il limite da non valicare per non incorrere nelle sanzioni. 

È importante sottolineare che nel volley alcune piccole scorrettezze sono tollerate, ma qualora si ecceda l’arbitro può intervenire, in prima battuta tramite un avvertimento verbale al capitano in gioco; se la condotta scorretta prosegue, viene mostrato al giocatore che commette l’infrazione un cartellino giallo

Per scoprire di più sugli altri comportamenti scorretti da non portare avanti durante una partita di pallavolo, puoi leggere questo articolo: Le principali infrazioni della pallavolo.

Gli esempi più celebri nella storia

Il fair play nella pallavolo, così come negli altri sport, consiste nel vedere l’avversario non solo come qualcuno da battere ma come il coprotagonista del gioco. Solo assumendo questa prospettiva si può diventare veri campioni, come hanno dimostrato grandi figure del mondo dello sport. Un esempio relativamente recente è quello di un grande sportivo come Alex Zanardi, che alla Venice Marathon del 2012 è intervenuto a spingere Eric Fontanari, un 17enne tetraplegico che, a causa delle condizioni meteo avverse, faceva molta fatica a concludere la gara. Grazie alla spinta di Alex, Eric è riuscito invece a conquistare la vittoria.

Quello di Zanardi non è stato il solo gesto clamoroso di fair play nella storia. Un modello di sportività è stato anche, per esempio, Michael Phelps, il nuotatore più titolato nella storia delle olimpiadi, che ad Atene 2004, ancora giovanissimo, rinunciò a partecipare alla staffetta 4×100 mista per offrire a un compagno di squadra l’opportunità di salire sul podio. 

L’esempio per antonomasia di fair play però è avvenuto durante il Tour de France del 1952. Durante l’ascesa al Col du Galibier, gli assi del ciclismo Fausto Coppi e Gino Bartali si trovano vicinissimi ad affrontare la salita sotto il sole cocente di luglio e si passano una borraccia d’acqua. Il gesto è stato immortalato dal fotografo Carlo Martini ed è diventato uno scatto iconico che rappresenta la sportività.